Cannabinoidi: cosa sono e come influenzano il nostro corpo
Come il nostro organismo viene influenzato dai Cannabinoidi
La chimica regola il mondo, sia quello organico che quello inorganico. Oggi parliamo infatti di alcune sostanze chimiche presenti nella cannabis: i cannabinoidi. Sono sostanze chimiche variopinte che si trovano nella pianta di cannabis, i più celebri sono il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Sono stati studiati per le loro proprietà terapeutiche, ma anche per il potenziale effetto psicoattivo nel caso del THC. In questo articolo, esploreremo cosa sono i cannabinoidi, come influenzano il nostro corpo e le differenze tra il CBD e il THC.
1 – Cosa sono i cannabinoidi e quali tipologie esistono.
I cannabinoidi sono composti chimici naturali presenti nella pianta di cannabis, biochimicamente classificati come terpenofenoli. Sono accomunati dalla capacità di interagire con i recettori cannabinoidi presenti naturalmente nel nostro organismo, ma a questo ci arriviamo dopo. Per ora bisogna sapere che i fitocannabinoidi sono complessi terpenoidi bioattivi che si trovano in alcune piante angiosperme, piante epatiche e funghi.
Inizialmente si credeva che fossero esclusivi della specie di piante Cannabis sativa, tuttavia ulteriori scoperte hanno dimostrato la loro presenza anche in altre specie, tra cui il genere Rhododendron, alcune varietà di legumi, il genus Radula delle piante epatiche e alcuni funghi. La loro presenza in queste piante, sebbene in minor quantità rispetto alla Cannabis sativa, è stata oggetto di studio per la loro possibile azione sinergica con altri composti bioattivi e per le loro potenziali proprietà terapeutiche.
Ma quanti tipi di cannabinoidi sono presenti nella cannabis sativa?
Il numero vi sorprenderà: oltre 100! Il THC e il CBD sono i più studiati. Il THC è il componente della cannabis responsabile dell'effetto psicoattivo, mentre il CBD non ha effetti psicoattivi. Esistono anche altri cannabinoidi, come il cannabigerolo (CBG), il cannabidivarin (CBDV), il tetraidrocannabivarina (THCV) e il cannabinoide acido tetraidrocannabinolico (THCA), che non sono psicoattivi ma hanno proprietà terapeutiche. C’è da dire che gli studi in merito a questi ultimi cannabinoidi sono ancora pochi, vi è una penuria di informazioni sui loro reali effetti terapeutici.
Inoltre, tenete in considerazione che il CBD e il THC sono quelli più presenti nella canapa, perciò per ovvie ragioni i più diffusi.
2 – Il sistema endocannabinoide
Il sistema endocannabinoide è un complesso sistema di segnalazione che regola una vasta gamma di processi biologici, tra cui l'umore, il sonno, la memoria e l'appetito. Il sistema endocannabinoide è composto da recettori cannabinoidi, endocannabinoidi ed enzimi.
I recettori cannabinoidi si trovano in tutto il corpo, ma sono più concentrati nel cervello e nel sistema nervoso centrale. Ci sono due tipi principali di recettori cannabinoidi: CB1 e CB2. Il CB1 è concentrato nel cervello e nel sistema nervoso centrale, mentre il CB2 si trova principalmente nelle cellule del sistema immunitario. Gli endocannabinoidi sono sostanze chimiche prodotte dal corpo che si legano ai recettori cannabinoidi. Queste sostanze chimiche agiscono come segnali di retroazione, regolando l'attività dei neuroni e il flusso di neurotrasmettitori.
Gli enzimi sono proteine che scompongono gli endocannabinoidi una volta che hanno svolto la loro funzione. Questi enzimi impediscono che gli endocannabinoidi si accumulino nel corpo e causino effetti indesiderati.
Se ancora non avete le idee chiare, immaginate il sistema endocannabinoide come a una rete di posta elettronica: così come una e-mail inviata da un mittente viene ricevuta dal destinatario, gli endocannabinoidi sono prodotti dal corpo (mittente) e si legano ai recettori cannabinoidi, come se fossero destinatari specifici. Poi i recettori cannabinoidi agiscono come "casse di posta" che ricevono questi messaggi chimici, trasmettendoli al sistema nervoso centrale e ad altre parti del corpo. Tutto qui.
Il cannabinoide della cannabis si lega ai recettori cannabinoidi, portando ad una serie di effetti e benefici. Per spiegare meglio gli effetti, evidenziamo la differenza tra CBD e THC.
3 – Differenze principali tra CBD e THC
Il cannabidiolo (CBD) e il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) sono i fitocannabinoidi più comuni presenti nella pianta della cannabis. Tuttavia, le loro proprietà e gli effetti sul nostro corpo sono molto diversi.
Il THC è il principale responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis. Si lega ai recettori cannabinoidi CB1 del nostro sistema nervoso centrale e provoca una sensazione di euforia, alterazione del pensiero e del tempo, ma anche una varietà di effetti sul sistema nervoso centrale. C’è da dire che il THC può avere effetti analgesici e antinfiammatori, ma i suoi effetti psicotropi sono la ragione principale per cui viene consumato. L’effetto sballo è ampiamente cercato da chi compra la marijuana psicotropa.
D'altra parte, il CBD non ha effetti psicoattivi ed è noto per le sue proprietà terapeutiche. Si lega ai recettori cannabinoidi CB2 nel sistema immunitario e nei tessuti periferici, aiutando a ridurre l'infiammazione e il dolore. Come se non bastasse, il CBD può avere effetti antipsicotici e ansiolitici, aiutando a ridurre l'ansia e la depressione. Una delle principali differenze tra il CBD e il THC è la loro relazione con il sistema nervoso centrale. Mentre il THC ha effetti psicoattivi e può causare dipendenza, il CBD non ha effetti simili e non è considerato una sostanza psicoattiva. Per questo motivo, il CBD è legale in molti paesi dove la cannabis rimane illegale.
La percentuale di THC e CBD nella pianta della cannabis varia a seconda della genetica della pianta e del metodo di coltivazione. Tuttavia, in generale, la varietà di cannabis con maggiori livelli di THC è nota come "cannabis psicoattiva" o "marijuana", mentre quella con maggiori livelli di CBD è nota come "cannabis industriale" o "canapa".
La canapa contiene generalmente livelli più elevati di CBD rispetto al THC. Secondo la normativa europea, per essere classificata come canapa, una pianta non deve contenere più dello 0,6% di THC. Ciò significa che la maggior parte delle varietà di canapa contiene una percentuale di THC molto bassa, spesso inferiore all'1%. Come la nostra canapa Made in Sud! Bongae seleziona la migliore canapa ricca di CBD, impreziosita da minerali aggiuntivi e dal clima mediterraneo.
4 – Ma si può usare il cannabidiolo durante la gravidanza?
Sei in dolce attesa e vorresti sapere se puoi usare il cannabidiolo? La domanda è lecita, visto che la gestazione è una fase delicata per ogni mamma. Sappiamo che durante il periodo di gestazione sono da evitare superalcolici, fumo, eccessivi sforzi fisici e altre raccomandazioni per tutelare la salute del feto. Il cannabidiolo, nonostante i benefici, quanto è raccomandabile, dunque?
Per motivi etici, la ricerca sul CBD durante la gravidanza è limitata, e quindi non si conosce a sufficienza il rapporto tra donne incinte e canapa. Tuttavia, sempre più donne incinte stanno usando il CBD per trovare sollievo dai disturbi legati alla gravidanza. L'uso di cannabis in gravidanza è aumentato secondo uno studio condotto dal Kaiser Permanente Northern California. Alcune madri hanno riportato testimonianze positive sull'uso del cannabidiolo per alleviare sintomi come la nausea estrema.
Uno studio del 2010 ha suggerito che il CBD potrebbe aiutare a lenire i dolori delle contrazioni muscolari. Nonostante queste evidenze, si rendono necessarie ulteriori ricerche per determinare la sicurezza del CBD per le madri e i feti in sviluppo durante la gravidanza. Attualmente, le autorità sconsigliano l'uso di CBD in gravidanza a causa dei potenziali effetti collaterali. I risultati degli studi condotti su roditori suggeriscono che il CBD potrebbe favorire la crescita e lo sviluppo del feto, ma è necessaria ulteriore conferma su esseri umani. L'olio di CBD è considerato la soluzione più sicura per le donne incinte, soprattutto se assunto in dosi minime. È consigliabile consultare un medico prima di assumere olio di CBD durante la gravidanza.
5 – Come il cannabidiolo agisce su determinate patologie
Questo composto chimico agisce in diverse maniere su un’ampia serie di patologie, come d’altronde fanno altri cannabinoidi. Ciò accade perché i recettori del sistema endocannabinoide sono piazzati lungo tutto il nostro organismo.
L'Artrite Reumatoide: Il CBD come possibile terapia antinfiammatoria
Un recente studio condotto presso l'University Hospital di Duesseldorf, in Germania, ha aperto nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da artrite reumatoide. La cannabis sativa potrebbe offrire un'alternativa promettente grazie al cannabidiolo (CBD), un composto non psicoattivo presente nella pianta. Gli esperti si sono concentrati sui fibroblasti sinoviali, cellule responsabili della produzione di citochine pro-infiammatorie e enzimi che contribuiscono alla distruzione delle articolazioni. Lo studio ha dimostrato che il CBD riduce l'attività dei fibroblasti sinoviali e la produzione di RASF, i principali responsabili della degenerazione articolare.
Pare inoltre che il CBD sembri influenzare i livelli di calcio intracellulare, migliorando la sua efficacia durante le condizioni infiammatorie. Questi risultati rappresentano un'importante scoperta che potrebbe aprire la strada a nuove terapie per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da artrite reumatoide.
Approfondisci l’argomento: Cannabidiolo e Artrite – Come può aiutare a ridurre il Dolore e l'Infiammazione
Cannabidiolo e Acne
Diciamolo chiaramente: molti prodotti industriali sono pieni zeppi di sostanze nocive, tra cui i parabeni. Il CBD, con la sua incredibile capacità di combattere l'infiammazione sia interna che esterna, si sta rivelando come un vero salvatore per la nostra pelle. Dimenticate i vecchi rimedi, perché questo nuovo eroe si sta dimostrando sempre più efficace contro l'acne e la psoriasi.
Chi avrebbe mai immaginato di poter trovare aiuto nella componente di una pianta per i nostri problemi di pelle? E soprattutto, da una pianta come la cannabis, da tempo erroneamente etichettata come una semplice pianta da droga? Gli eroi, però, non cercano fama e riflettori. Loro cercano di risolvere i problemi.
Il CBD è un fitocannabinoide estratto dalle piante di canapa sativa, privo degli effetti psicoattivi del THC, un altro cannabinoide comunque sia importante. Oggi viene ampiamente utilizzato nell'industria cosmetica biologica grazie alle sue proprietà terapeutiche, che includono:
- Proprietà antibatteriche
- Proprietà antinfiammatorie
- Proprietà ansiolitiche
- Proprietà neuroprotettive
- Proprietà analgesiche
- Proprietà antiossidanti
L'olio di CBD rappresenta l'opzione ideale per sfruttare al massimo le proprietà del cannabidiolo sulla pelle. Se vi interessa una cura della pelle totalmente biologica e naturale, vi consigliamo di approfondire l’argomento.
Il CBD lenisce il dolore cronico
Può essere un vero supplizio il dolore cronico: all’anca, al lombare, alle ginocchia e via dicendo. Con il proseguire dell’esistenza i dolori bussano alla porta di continuo. Noi percepiamo il dolore per questioni evolutive: senza di esso ci saremmo estinti. Non a caso, chi soffre di lebbra è insensibile al dolore e questa è una delle ragioni per cui quella malattia è così fatale. Ma a noi non piace il dolore non necessario, quello che si prolunga.
Per fortuna viene in soccorso il cannabidiolo della cannabis light. Possiamo considerare il CBD come un regista del dolore: ordina ai recettori delle cellule di placare le sofferenze.
Le endorfine sono neurotrasmettitori rilasciati dal sistema nervoso per alleviare il dolore. Il CBD ha la capacità di influenzare la produzione di endorfine, le quali hanno un effetto analgesico noto per migliorare la percezione del dolore e aumentarne la tolleranza. Il CBD può stimolare la produzione di endorfine e potenziare così i loro effetti antidolorifici. Questo avviene grazie all'interazione del cannabidiolo della canapa con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide, presenti in diverse parti del corpo. I recettori interagiscono con i neurotrasmettitori coinvolti nella percezione del dolore, portando a una riduzione generale del dolore.
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