Legalizzazione Cannabis - ONU favorevole
Legalizzare la Cannabis: l'ONU dice SI!
2 Dicembre 2020, una data storica. Ci sono voluti 60 anni ma alla fine un piccolo grande passo è stato compiuto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), una delle più importanti organizzazioni mondiali. Dopo sei decenni, la cannabis esce dalla tabella Onu degli stupefacenti. Spostandola dalla tabella IV, la cannabis viene categorizzata ufficialmente come una medicina. E così va in fumo ogni pregiudizio rimasto sulla pianta in questione. L’Unione Europea si è dimostrata compatta nella decisione favorevole.
Una riforma internazionale della Cannabis
Su sollecitazione da parte dell’OMS, veniva richiesta la rimozione della pianta intera di marijuana e della resina di cannabis dall’elenco IV, cioè la categoria più oppressiva della convenzione sulle droghe. La riforma avvenuta a fine 2020, a Vienna, ha approvato una delle 6 raccomandazioni dell’OMS: gli estratti della cannabis andavano tolti da quell’elenco restrittivo.
Il motivo è semplice: la cannabis si è dimostrata efficace in molteplici applicazioni terapeutiche: nel trattamento della sclerosi multipla, l’epilessia, il dolore cronico, il Parkinson e i tumori. Da quella riforma in poi, la cannabis verrà considerata come un normale farmaco stupefacente. Nel nostro Paese è da una decina di anni che la cannabis viene utilizzata sotto prescrizione medica. La riforma dell’ONU sicuramente motiverà un uso ancora maggiore.
Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell'International Narcotics Control Board, l'Italia ha un fabbisogno di 1.950 kg all'anno di cannabis medica. Un fabbisogno che però richiede l’assistenza dell’Olanda. Chissà se la riforma consentirà una maggiore produzione nostrana. Sicuramente le decisioni prese dalle organizzazioni mondiali, ONU e OMS, motiveranno le singole nazioni ad esse appartenenti a smuovere le acque per un maggiore utilizzo.
Alcuni disappunti
Purtroppo nonostante innumerevoli studi e ricerche, e nonostante la Corte di Giustizia Europea abbia ribadito che il CBD non è uno stupefacente, lascia l’amaro in bocca la non approvazione dell’ultimo punto dell’OMS. Come noi abbiamo ribadito in altri articoli, il CBD non provoca dipendenza alcuna (anzi lotta contro la dipendenza da altre sostanze, tra cui il tabacco) e non è psicoattivo. Il CBD viene sempre più utilizzato in medicina, nella cosmetica e decine di studi clinici hanno dimostrato l’esclusione di effetti collaterali.
Ci aspettiamo che una nuova riforma, più decisa ed incisiva su alcuni punti, verrà fatta al più presto. La festa è dunque rovinata? Affatto. Bisogna riconoscere che quello dell’ONU è un grande passo nella scacchiera internazionale della cannabis.
Cosa accadrà dopo la riforma Onu
Innanzitutto, faciliterà la ricerca scientifica. Ci saranno maggiori investimenti da parte dei governi, in modo tale da approfondire gli studi su come la cannabis possa svolgere un ruolo chiave nelle malattie dell’uomo: Parkinson, cancro, dolori cronici, epilessia, disturbi psichici, dipendenze.
Favorirà altresì un maggiore reperimento della materia prima, sia per scopi ricreativi che medicinali. Il mercato legale della cannabis light aumenterà vertiginosamente e la lotta alla criminalità organizzata avrà un’arma in più per sconfiggerla.
Tra la Germania che presto diventerà Hub della cannabis europea, l’ONU e l’OMS che aprono le porte ad un maggiore utilizzo, il futuro mondiale della canapa fa ben sperare.
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