Ricerca Italiana: Scoperti due nuovi Cannabinoidi
Due nuovi Cannabinoidi Scoperti: Si tratta di CBDH e Δ 9 -THCH
Un team di ricerca italiano scopre due nuovi sfavillanti fitocannabinoidi della cannabis sativa: vi presentiamo il THCP e il CBDP. Come si può presumere dai nomi, hanno una struttura chimica simile ai famosi cannabinoidi, ma con le dovute differenze. La scoperta dei due nuovi cannabinoidi potrebbe avere future implicazioni per la comprensione dell’efficacia terapeutica della cannabis. In particolar modo facciamo riferimento a svariate patologie, tra cui ansia, dolore cronico ed epilessia. La cannabis è una pianta che continua a sorprenderci, anno dopo anno. Davvero ormai si può definire come la pianta verde miracolosa.
Leggendo il seguente articolo, cercheremo di capire la composizione chimica dei nuovi cannabinoidi e la loro possibile utilità terapeutica. Ma prima di tutto, per chi mastica poco l’argomento, spieghiamo in breve cosa sia il sistema endocannabonide.
1- Breve intro sul sistema endocannabinoide
Per apprezzare appieno i risultati della ricerca, vi spieghiamo in breve cos’è il sistema endocannabinoide e quale ruolo viene svolto dai noti composti chimici, ovvero CBD e THC.
Il sistema endocannabinoide è un sofisticato meccanismo biologico che facilita la trasmissione di segnali tra le cellule. È uno dei più intricati e rilevanti sistemi all'interno del nostro corpo, responsabile della regolazione di molteplici funzioni vitali. Inoltre, svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell'equilibrio interno dell'organismo, noto come omeostasi, che può essere minacciato dalle influenze esterne ambientali.
Immagina che il tuo corpo sia come una variopinta orchestra: sai che ogni strumento è fondamentale per il risultato complessivo della musica. Chiaro che per ottenere un ottimo suono i membri dell’orchestra devono cooperare alla perfezione. Il sistema endocannabinoide è proprio come un direttore d’orchestra, il quale si assicura che ogni strumento compia il suo lavoro, senza essere stonato o altro. Il sistema endocannabinoide usa delle molecole chiamate endocannabinoidi per comunicare con le diverse parti del corpo. Gli endocannabinoidi sono come la bacchetta del direttore d’orchestra: servono a mandare dei messaggi alle cellule per dire loro cosa fare e come farlo. Sono dei comandi, delle istruzioni.
Le cellule hanno dei recettori per gli endocannabinoidi, che sono come le orecchie degli strumentisti. Quando gli endocannabinoidi si legano ai recettori, le cellule capiscono il messaggio e si comportano di conseguenza. Così il sistema endocannabinoide regola molte funzioni importanti del corpo, come il sonno, l’umore, l’appetito, il dolore, la memoria e il sistema immunitario.
Quando l’organismo è malato, tuttavia, la ricezione delle istruzioni verso le cellule è deficitaria, la bacchetta si è rotta. E allora uno strumentista capisce una cosa, un altro lo interpreta in modo diverso, smontando quell’armonia musicale. E perciò il nostro corpo accusa sintomi. Serve un alleato per ripristinare l’ottima comunicazione tra sistema endocannabinoide e cellule recettori: il CBD. Il cannabidiolo è un composto chimico proveniente dalla pianta di cannabis. Funziona come un sostituto della bacchetta. La stessa cosa vale per il THC, ma ricordiamo che quest’ultimo composto, scritto per intero ‘tetraidrocannabinolo’, ha effetti psicotropi.
Adesso focalizziamoci sulla ricerca italiana, di cui andiamo tanto orgogliosi.
2 – Variazioni dello stesso cannabinoide: CBDP e THCP
All'inizio del 2020, un gruppo di scienziati italiani ha annunciato una scoperta senza precedenti: la presenza di due nuovi cannabinoidi, gettando ulteriore luce sulla ricerca riguardante i componenti attivi della cannabis.
Nel loro impegno per delineare con precisione il profilo dei cannabinoidi presenti nella varietà di cannabis medica "autarchica" prodotta dall'Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, è emerso un nuovo cannabinoide con una struttura chimica leggermente divergente dal THC, seguito da un cannabinoide simile al CBD.
Ciò implica che possono esistere variazioni dello stesso cannabinoide. Entrambi le varianti vantano una struttura simile ai noti cannabinoidi, con la differenza di possedere una catena laterale alchilica a sette termini. Per capirci, THC e CBD possiedono una catena laterale alchilica a cinque termini.
Forse avete le idee confuse e vi state chiedendo cosa sia una catena laterale alchilica, giusto? Non c’è problema, Bongae ora ve lo spiega in maniera elementare. La catena laterale alchilica è la parte di una molecola che ha degli atomi di carbonio e di idrogeno legati tra loro. Puoi immaginare la catena laterale alchilica come una coda che si attacca a un corpo principale. La coda può essere lunga o corta, dritta o ramificata, e può cambiare la forma e le proprietà della molecola. Tutto qui!
Adesso cerchiamo di capire i valori chimici di THCP e CBDP. I ricercatori italiani li hanno individuati nei fiori di cannabis.
3 – I nuovi cannabinoidi: THCP e CBDP
Questa nuova ricerca ha rivelato che i fiori di cannabis potrebbero contenere tracce di cannabinoidi precedentemente sconosciuti. I nuovi arrivati sono stati denominati THCP e CBDP (rispettivamente tetraidrocannabiforolo e cannabidiforolo).
Il THCP possiede la medesima struttura chimica del Δ⁹-THC, ma con una catena laterale alchilica costituita da sette termini. Tale catena crea un legame più robusto con i recettori CB1 dei mammiferi. I test farmacologici condotti su animali hanno dimostrato che il THCP vanta un'affinità di legame oltre 30 volte superiore rispetto al tradizionale THC. Ciò potrebbe comportare un effetto psicoattivo e medico significativamente più intenso.
In uno studio di laboratorio, il THCP ha indotto ipomotilità, analgesia, catalessia e riduzione della temperatura rettale, suggerendo che su topi eserciti un effetto simile al THC. Tuttavia, non si sa ancora cosa ciò possa significare per l'uomo, né se ceppi differenti contengano quantità variabili di THCP. Ulteriori studi potranno confermare gli effetti sull’uomo o smentirli. Tutto è possibile.
Si tinge di giallo il ruolo che il CBDP gioca sul sistema endocannabinoide. Analogamente al THCP, anche il CBDP appena scoperto presenta una "coda" più lunga rispetto al suo corrispettivo. Ciononostante, poiché il CBD tradizionale mostra una scarsa affinità di legame con i recettori CB, la coda prolungata del CBDP sembra non influenzare tale affinità. Proprio per tale motivo, i ricercatori italiani non hanno ancora condotto test biologici sul CBDP, lasciando alle future ricerche il compito di scoprire se la catena laterale più estesa del CBDP possa migliorare l'affinità di legame con altri recettori o svolgere un ruolo significativo nell'effetto sinergico.
Si ipotizza comunque che il CBDP possa avere delle proprietà anticonvulsivanti, ansiolitiche, antinfiammatorie e neuroprotettive, proprio come il CBD. Sono comunque necessari ulteriori studi per confermarlo. La maggior parte delle informazioni disponibili si basa su studi preclinici o su analogie con CBD e THC.
4 – Implicazioni future
La scoperta di THCP e CBDP è avvenuta successivamente a quella di altri due cannabinoidi, Δ9-THCB (Δ9-tetraidrocannabutolo) e CBDB (cannabidibutolo). Ognuno di essi presenta una catena laterale composta da quattro atomi di carbonio, conosciuta come butile, a differenza dei loro corrispettivi THC e CBD, che ne possiedono cinque. Mentre una differenza più sostanziosa la si ha con i due cannabinoidi trattati nell’articolo: ne hanno ben sette.
Come il THCP, anche il THCB sembra manifestare un'attività simile, sebbene non identica, al principale cannabinoide THC, agendo come un agonista parziale sui recettori dei cannabinoidi. In uno studio preliminare su un modello di dolore infiammatorio acuto, il THCB ha dimostrato di produrre effetti benefici.
Al momento, i metodi di analisi attualmente disponibili non possono essere applicati al CBDB, poiché i suoi bersagli molecolari non sono ancora pienamente noti. Questi risultati stanno alimentando l'entusiasmo degli scienziati nella loro ricerca di ulteriori cannabinoidi "a coda lunga", con l'obiettivo di caratterizzare l'intero profilo di cannabinoidi di una specifica cultivar.
Negli ultimi anni, grazie alla ricerca genetica e all'allevamento selettivo, sono state rese disponibili concentrazioni molto più elevate di cannabinoidi secondari. Mentre aspettiamo di scoprire ulteriori dettagli su questi cannabinoidi appena scoperti, l'idea di future tipologie di prodotti si prospetta come una prospettiva stimolante per il mercato della cannabis.
Se volete saperne di più su CBDP e THCP, potete consultare i seguenti articoli scientifici:
- A novel phytocannabinoid isolated from Cannabis sativa L. with an in vivo cannabimimetic activity higher than Δ9-tetrahydrocannabinol: Δ9-Tetrahydrocannabiphorol
- Meet THCP and CBDP: Study reveals the identification of two new cannabinoids
5 – Le differenze tra THC e CBD
I due composti hanno delle differenze nella struttura chimica, seppur presenti entrambi nella pianta di cannabis. Proprio per via delle loro differenze, hanno diversi effetti terapeutici e inoltre solo il THC causa effetti psicotropi.
Una prima differenza infatti è che il THC causa dipendenza in chi ne fa uso. Causa inoltre il famoso effetto da sballo, proprio per questo è illegale al di fuori del campo medico. Si lega ai recettori CB1 nel cervello e modifica il rilascio di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, la percezione, la memoria e il dolore.
Il CBD, invece, non è psicoattivo, ovvero non altera il nostro stato di coscienza né tanto meno può creare dipendenza. Bisogna evitare di confondersi, perché altrimenti si fa di tutta l’erba un fascio! Si lega debolmente ai recettori CB1 e può anche contrastare gli effetti del THC. Ha effetti rilassanti, ansiolitici e antinfiammatori.
Però entrambi i composti chimici hanno effetti terapeutici sul nostro organismo, seppur diversi. Inoltre dipende anche dal dosaggio, dalla via di somministrazione, la sensibilità personale e via dicendo. Insomma, sono tutti fattori che mutano l’effetto sul nostro organismo. Non si può generalizzare. Alcuni ottengono benefici dal CBD con un dosaggio davvero minimo, mentre altri devono alzare il dosaggio o cambiare tipo di somministrazione.
Noi di Bongae ad esempio vendiamo solo cannabis light, ovvero quella ricca di CBD e poverissima di THC, sotto la soglia dello 0,2%. Crediamo enormemente nei suoi effetti terapeutici. Tanti clienti sono rimasti soddisfatti dai nostri prodotti: chi soffriva di infiammazioni croniche, chi lottava contro l’ansia, chi invece era perseguitato da frequenti dolori muscolari.
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