Benefici
Ormai lo sanno anche i muri, ma a noi fa piacere ripeterlo perché troviamo che sia un concetto molto importante e rassicurante per molti che approcciano questo tipo di cura: il CBD non ha effetti psicoattivi e quindi non può dare l’effetto “sballo” o “high” per la quale la cannabis è diventata famosa.
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La malattia di Parkinson (sindrome di Parkinson idiopatica) è considerata la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer. Il rischio di contrarre la malattia si stima possa essere del 2% per gli uomini e 1.3% per le donne. Fin ora, non esiste alcuna cura per il morbo di Parkinson. Le opzioni di trattamento farmacologico sono infatti limitate, offrendo solo un sollievo dei sintomi e un miglioramento della qualità di vita del malato. Vari studi e anche resoconti di esperienze di pazienti mostrano che l’uso della cannabis terapeutica può essere un’opzione terapeutica complementare.
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I recettori del sistema endocannabinoide si trovano in tutti gli apparati fisiologici più importanti dell'organismo e a quanto pare non fa eccezione quello gastrointestinale, influenzandolo positivamente dalla loro cospicua presenza. L'attivazione o l'inibizione di alcuni importanti funzioni del sistema digerente dipendono strettamente al meccanismo attivo dei cannabinoidi.
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Da quando i cannabinoidi sono diventati interessanti a livello medico e scientifico sono state scoperte davvero tantissime potenzialità correlate all’utilizzo medicale di queste sostanze. In particolare è stata indagata la capacità che il cannabidiolo (una delle molecole non psicoattive chiamate appunto cannabinoidi e presenti nelle infiorescenze di cannabis) ha di stimolare l’elaborazione dei nutrienti da parte del corpo umano e, visti i promettenti risultati in questo campo, sempre più gruppi di ricerca hanno scelto di approfondire l’argomento che ha sicuramente un fortissimo appeal sia dal punto di vista commerciale che medicale.
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Disturbi degenerativi come l'Alzheimer inibiscono il normale funzionamento del cervello, dunque mantenere un sano tessuto cerebrale nel corso della vita è importante e può ridurre il rischio di contrarre il morbo di Alzheimer – così come altri disturbi quali sclerosi multipla e Parkinson. Ciò si ottiene attraverso un regolare esercizio mentale e fisico, ma la ricerca sta evidenziando che l'equilibrio chimico nel cervello può essere migliorato con l'introduzione di cannabinoidi ostili ai precursori del morbo di Alzheimer – una certa serie di enzimi. La presenza di questi enzimi è uno dei segnali precoci e marchi caratteristici nella diagnosi del morbo di Alzheimer, ed uno dei maggiori contributi al progredire della malattia.
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